Stella di Mare
- Vito Strega è stato creato nel 2015 e a lui sono stati dedicati i libri:
- Il canto degli innocenti
- La scelta del buio
- Eva Croce e Mara Rais le abbiamo conosciute dopo, con il libro:
- L'isola delle anime
- I due mondi si sono incontrati con i libri:
- Un colpo al cuore
- Ne La settimana luna, viene introdotto il personaggio di Clara Pontecorvo
- Stella di mare
- L'autore ha dichiarato che questa serie è "modulare": una serie dove, a differenza della serialità classica dove i personaggi sono fissi, qui i personaggi possono cambiare. Personaggi che in un libro sono protagonisti, in altri potrebbero essere assenti per poi rientrare; altri che potrebbero essere introdotti via via.
Stella di mare
Una giovane ragazza di 17 anni, Maristella ‘Stella’ Coga, con un'intelligenza "cinica e cattiva" e una bellezza che voleva sfruttare per entrare nel mondo della moda, viene uccisa brutalmente e il suo corpo viene ritrovato sulla spiaggia. Stella viveva in un quartiere difficile di Cagliari, Sant’Elia, dove i sogni spesso si scontrano con la dura realtà. L'indagine, condotta dalla Sezione Indagini Speciali (SIS) della polizia, capitanata dal vice questore aggiunto (e criminologo) Vito Strega e dal suo team, composto dalle ispettrici Mara Rais, Eva Croce, Clara Pontecorvo, Bepi Pavan insieme ai carabinieri guidati dal tenente colonnello Mirko Capasso, porta alla luce un intricato intreccio di sospetti e misteri.
Ma così come il mare muta colore e umore all’improvviso, anche il suo sguardo poteva invernarsi in pochi istanti. Da puro, volgeva di colpo in peccaminoso, come se purezza e malizia coabitassero da sempre in lei, quasi avesse assimilato alla perfezione le due anime del luogo dove era cresciuta.
Ritroviamo tutti i soliti personaggi della serie ma approfondiamo meglio la conoscenza di Vito Strega e il suo canto degli innocenti". Le voci che lui attribuisce alle vittime che negli anni ha aiutato a trovare giustizia.
Ora, secondo me dovrebbe essere il contrario. Come per The Ghost Whisperer o il Commissario Ricciardi che vedono i fantasmi finché non li aiutano a passare oltre risolvendo i loro casi, anche le voci di Strega dovrebbero sparire e non accumularsi. Probabilmente il nostro criminologo non riesce a lasciar andare queste persone e il dolore che hanno portato con sé.
Nessuno è a conoscenza di questa afflizione tranne il suo psichiatra, Bernardo ‘Bernie’ Borgogna, che per aiutarlo, gli ha trasmesso la passione per la musica jazz, passione che aveva anche la madre di Strega, che faceva la cantante. Vito era solo un bambino quando, una notte, vede sua madre e sua sorella andare via, facendo perdere le loro tracce. È da allora che sono iniziati i problemi per Vito: non solo le voci ma anche un’aggressività difficile da controllare. Col tempo è riuscito a tenerle sotto controllo grazie alla musica, al nuoto e la boxe, al duro lavoro e ai suoi due gatti, Sofia e Romeo. I due sono liberi di entrare ed uscire dall’appartamento ma Sofia è da un po’ che non torna a casa.
Non avrebbe mai potuto spiegare loro che se riusciva a scivolare così bene sotto la pelle degli assassini, il merito era del fatto che assomigliava loro parecchio: così come i killer a cui dava la caccia, Strega si mimetizzava in mezzo agli altri, facendo finta di essere un individuo normale. Ma non lo era. Era un uomo che aveva ordito una complessa messinscena per nascondere le sue turbe mentali, che col tempo aveva provato a addomesticare con la logica e la dissimulazione, laddove poteva. Tuttavia, quando le voci tornavano impetuose come le ondate brusche di un mare in tempesta, non c’era alcuna razionalità cui appigliarsi. In quei momenti Strega poteva soltanto abbandonarsi all’angoscia e sperare di non impazzire.
Mara Rais è il personaggio che amo di più: integerrima e puntigliosa. Cura molto il suo aspetto ed è attenta ai dettagli, forse per affrancarsi dalle sue origini da un altro quartiere difficile di Cagliari: Is Mirrionis. Nonostante il suo carattere pungente, è un personaggio che ispira simpatia e rispetto, soprattutto sul finale di questo romanzo.
L’ispettrice Eva Croce, invece, non mi piace altrettanto. Mi sono fatta l'idea che sia una di quelle persone sempre buone e introverse ma che alla prima occasione ti fanno vedere quanto sono spinose. Le sue battute e i suoi scherzi li capisce solo lei (e il lettore): Clara le confida di aver incontrato un tizio fissato con i nani da giardino e poi dice a Strega, il suo capo, di regalargliene uno per il suo compleanno; Strega le dice che le macchie di sangue sulla camicia non vanno via e più tardi consiglia a Mara di dare la sua camicia sporca di sangue a Strega perché è bravissimo a smacchiarle.
Tanti i sospettati, troppi: il quartiere è uno dei più difficili della città e Maristella era molto bella, intelligente e indipendente per non attirare su di sé invidie e smanie di controllo. Le indagini si concentrano sulle persone che ruotavano attorno alla vita di Stella.
La PM, Adele Mazzotta, decide di coinvolgere anche i carabinieri e di dividere, quindi, l’indagine su due fronti: mentre la polizia si occupa di indagare sulla vita privata di Stella, i carabinieri si concentrano sul suo fidanzato e i traffici di droga che gestiva.
Ed è qui che facciamo conoscenza col tenente colonnello Mirko Capasso. Una decennale esperienza di lotta al narcotraffico ma ormai anche esperto del quartiere e dei cittadini di Sant’Elia.
Il 6 si fermò e le portiere si aprirono su una stradina che l’avrebbe condotta nella parte superiore del Borgo Vecchio, anche se ormai di vecchio c’era soltanto il nome: di recente tutte le case erano state ristrutturate e rimesse a norma. Tutte, a parte la sua, perché si era rifiutata. Da quello Stato che le aveva imprigionato quasi tutta la famiglia e ucciso un figlio, tzia Rosaria non voleva proprio niente, figurarsi una casa.
La famiglia di Stella è quanto mai problematica, tutti sono stati in prigione almeno una volta (escluso il fratellino Nino che purtroppo possiede un deficit intellettivo dovuto all’abuso di alcol in gravidanza della madre), il fidanzato, Samuel è un boss del narcotraffico di Sant’Elia.
Sua madre, Sandra Coga ha precedenti per spaccio e ricettazione e una relazione con Don Alessio Sirigu, con cui Stella non aveva un buon rapporto in quanto non vedeva di buon occhio il suo gruppo di preghiera tutto al femminile chiamato “Le soldatesse di Cristo”. Anche Sandra ha sognato, un tempo, di poter scappare dal quartiere, come Stella, ritrovandosi, però, incastrata, a causa di una gravidanza arrivata troppo presto, in una vita piena di insoddisfazione e frustrazione. Ecco perché era tra quelli che invidiavano sua figlia.
L’appartamento s’affacciava su una selva di cemento con una meravigliosa vista sui casermoni, sui corridoi da prigione e i ballatoi scalcinati, le piazze abbandonate a se stesse e centinaia e centinaia di appartamenti uguali al suo che ne riverberavano la medesima miseria. I blocchi d’isolati erano numerati come in un lager, e Sandra aveva la sensazione molto netta di essere rinchiusa in quel ghetto, quasi che i domiciliari fossero una condizione perenne della sua esistenza e comune a tutti gli abitanti del Borgo Nuovo. Odiava ogni giorno di più quel ghetto circondato dal mare a sud e a ovest, protetto da un promontorio a est, accerchiato da insediamenti, caserme e strutture militari, dal vecchio stadio decadente e dall’asse mediano di scorrimento veloce. Negli ultimi tempi avevano costruito anche un ecocentro: seimila metri quadri di terreno dove i cagliaritani “perbene” potvano scaricare la loro puzzolente spazzatura, praticamente sullo zerbino di casa degli abitanti di Sant’Elia. L’ennesimo sfregio, fatto passare per un atto nobile e caritatevole.
Tutti insieme compongono un quadro emblematico del quartiere e del tessuto sociale dei suoi abitanti: una scarsa fiducia nello Stato e nelle forze dell'ordine, una vita ai limiti della legalità e un senso di rassegnazione a uno stile di vita che si ripete da generazioni.
Ognuno aveva un motivo per non volere che Stella scappasse dal quartiere.
A lato, di quando in quando, appare la stalker, una professionista che arriva a scoprire quasi tutto su Strega. Si fa sempre più pericolosa.
Ci sono vari momenti di distensione, fortunatamente. Oltre a Bepi alle prese con un centro di dimagrimento piuttosto restrittivo che utilizza una terapia d’urto e da cui non vede l’ora di scappare, c’è anche il dottor Agostino Trombetta, l’anatomopatologo: pugliese ma cagliaritano d’adozione; appassionato di calcio, in particolare del Cagliari e mal tollerante la Juventus. Non mancano i battibecchi con Mara che cerca di riportarlo sulle indagini. E poi c'è Clara Pontecorvo che con la sua proverbiale sfortuna in amore ci racconta le situazioni più assurde in cui riesce a cacciarsi.
Il quartiere di Sant’Elia a Cagliari è un protagonista a sé stante nella narrazione. Le descrizioni dettagliate del luogo, con le sue miserie e i suoi contrasti, offrono un quadro vivido e realistico della vita in questa parte della città. Ci si perde nelle descrizioni:
Erano tanti i “si dice” intorno a quel quartiere, e tutti a carattere negativo. Molti ne parlavano male senza nemmeno esserci stati. Quei pregiudizi si erano ispessiti grazie alle chiacchiere delle persone e col tempo si erano trasformati in certezze ineluttabili. Verità incontrovertibili che pesavano su quel quartiere come una spada di Damocle.
Parliamoci chiaro: se fossimo nella vita reale, sarei molto più vicina al pensiero di Mara: non ci sono sfumature quando si parla di giustizia e rettitudine delle forze dell’ordine.
C'è un episodio, in particolare, che ha fatto storcere il naso a qualcuno: Strega lascia correre un grave fatto di violenza da parte del professore di lettere Federico Demontis che scambiava messaggi con Stella e che quando sua moglie cerca di prendergli di mano il cellulare, lui reagisce dandole un pugno e urlandole contro, solo per ottenere in cambio informazioni su Capasso e Stella.
Tuttavia, chiaramente siamo nella fiction e questi episodi servono al lettore per capire chi sia in realtà Strega e per creare nuove dinamiche tra i personaggi principali.
Ho iniziato la serie con L’isola delle anime e ho incontrato Strega per la prima volta con Un colpo al cuore. Avevo idealizzato la figura del criminologo e quindi questo romanzo è stata una bella botta.
In Stella di mare, al lettore viene chiesto di mettere da parte quella che è la sua moralità. Qui abbiamo di fronte un poliziotto capace di scindere tra giustizia e legalità, un po’ come Poirot in Assassinio sull’Orient Express.
Viene invece citato il mito di Antigone di Sofocle per spiegare il dilemma di Vito: la contrapposizione tra diritto naturale e diritto penale. L’assassino non meritava di essere punito e tutti hanno cercato di proteggerlo.
Una punizione per tutti Strega comunque la trova per dare anche al lettore una certa soddisfazione e chiudere il caso con una parvenza di giustizia. Un po’ da megalomane, forse.
La scelta di non condividere le sue indagini e relative scoperte con le sue colleghe è un altro passaggio discutibile: Mara, la più in gamba ma anche retta, non reagisce benissimo, lasciandomi preoccupata per una sua eventuale uscita definitiva dalla serie; Eva e Clara però restano ancora all’oscuro. Se avessero saputo, avrebbero capito? Io credo che Eva avrebbe appoggiato Strega nella sua scelta.
Piergiorgio Pulixi inserisce delle canzoni che accompagnano lettore e personaggi nel dipanarsi della storia. Ho creato una playlist su Spotify che raccoglie tutte le tracce citate nel libro, offrendo un'esperienza di lettura ancora più immersiva.
Stella di Mare è un noir affascinante e complesso, che offre una lettura avvincente e riflessiva. Personnaggi, linguaggio e ambientazione aiutano a scoprire una parte di Cagliari temuta ed evitata, una trama ricca di tensione e colpi di scena, personaggi ricorrenti che riescono ad emozionare come fossero reali. Questo libro è consigliato non solo agli appassionati di thriller, ma anche a chi cerca una storia profonda e ben costruita. Non vedo l'ora di parlarvi del prossimo libro della serie, Per un’ora d’amore che ho già letto.
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