📚 Il giardino segreto – Frances H. Burnett
📅 1911 | 🏛 Einaudi | 📄 248 pagine
🎧 Audiolibro: 7h 39min, letto da Laura Pierantoni
⭐️ Voto: ★★★★☆
Ricordo che da bambina guardavo il cartone animato dal titolo Mary e il giardino dei misteri. Impossibile dimenticare questa bambina dalla folta chioma dorata che corre qua e là.
Così mi sono approcciata alla lettura di questo romanzo, grazie anche alla disponibilità dell'audiolibro, per riscoprire le storie che mi hanno formata.
Due bambini trascurati e prepotenti che riescono a educarsi da soli, trovando dentro di sé la forza di cambiare, ispirati da un terzo ragazzo, più grande, più saggio, quasi magico.
Mary e Colin, i protagonisti, non hanno modelli adulti da seguire: sono soli, ignorati, cresciuti nel risentimento o nella malattia. Non è però solo l'ambiente a rovinarli: sono loro stessi i veri ostacoli alla propria felicità: Mary è viziata e prepotente mentre a Colin è stato fatto credere di essere gravemente malato e, complice la sofferenza per una vita di clausura e di solitudine, urla e sbraita quando non ottiene ciò che vuole. Sarà proprio in occasione di uno di questi momenti che Mary si accorge di non essere l'unica bambina in casa e va in cerca di – quello che poi scoprirà essere – suo cugino. Il giardino segreto è una parte dell'enorme tenuta dello zio di Mary (padre di Colin) abbandonato da dieci anni – la loro stessa età – altro non è che una perfetta metafora della loro anima: incolta, chiusa, ma pronta a rifiorire con un po’ di cura.
“Permettere che un pensiero brutto e triste invada la nostra mente è tanto pericoloso quanto lo sono i germi della scarlattina. Se lasciamo che un pensiero negativo alberghi in noi, potremmo non riuscire a liberarcene per tutta la vita.”
Come ne Il piccolo Lord, altra celebre opera della Burnett, la storia è piena di buoni sentimenti, ma più ricca di sfumature interiori. Mary e Colin scoprono che la gentilezza, la costanza e il contatto con la natura hanno un potere trasformativo. A guidarli in questo percorso non sono tanto gli adulti – spesso distanti, goffi o del tutto assenti – quanto Dickon, un ragazzino che sembra uscito da una leggenda. Sa parlare agli animali, cura le piante e porta con sé una quieta saggezza: un piccolo san Francesco in erba.
L’ambientazione gioca un ruolo fondamentale: la brughiera ventosa, l’immenso castello con corridoi e stanze chiuse, il giardino segreto con il suo mistero. La natura non è solo sfondo, ma motore narrativo e simbolico: rappresenta il potenziale nascosto, la bellezza che può rinascere se solo la si coltiva.
Non mancano, però, alcuni passaggi discutibili. La distinzione tra “magia bianca” (dire gentilezze per non farsi picchiare) e “magia nera” (dire la verità a un marito ubriacone) mi ha lasciata perplessa. Così come il finale: troppo veloce, troppo favolistico – quella frase “E da quel giorno Colin…” non basta a chiudere con forza un percorso tanto profondo.
“Ci dev'essere una potenza che fa sorgere il sole ogni mattina. Qualche volta, mentre sto nel giardino, e guardo il cielo attraverso gli alberi, ho uno strano senso di felicità, come se qualcosa mi allargasse il petto e mi facesse respirare meglio. È la Magia che opera tutti questi miracoli e fa nascere le cose dal nulla.”
Nonostante qualche ombra, Il giardino segreto resta un classico della letteratura per ragazzi, capace di parlare ancora oggi, soprattutto se letto con lo sguardo dell’infanzia ma il pensiero critico dell’adulto. Una storia che celebra la forza della natura e del cambiamento, ma anche la possibilità di rinascere, da soli e insieme.
Se non lo avete mai letto, questo è il momento giusto per scoprirlo. E se lo conoscete già, tornateci: ogni età rivela un nuovo fiore nascosto tra le pagine.
I,
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