Christelle Dabos
Fidanzati dell’inverno
L’Attraversaspecchi #1
Traduzione di Alberto Bracci Testasecca
Edizioni E/O, 2013
📖 504 pagine | 🎧 Audiolibro: 14h 28min (letto da Liliana Bottone)
⭐️ 4,5/5
Quando è uscita la quadrilogia non si parlava d’altro. Io, come al solito, sono rimasta a guardare, anche perché ricordo bene che l’ultimo volume aveva lasciato molti lettori delusi. Così avevo accantonato l’idea… fino a quando non l’ho trovata tra gli audiolibri e ho deciso di farmi un’opinione mia.
Non sono una grande lettrice di fantasy young adult (per ragazzi, diremmo noi), ma qui ho ritrovato una protagonista fuori dal comune e un’atmosfera cupa che mi ha ricordato Sei di corvi: inganni, pericoli nascosti e alleanze incerte. A differenza del ritmo serrato e dei colpi di scena continui del romanzo di Bardugo, però, qui l’azione è più lenta e i misteri si svelano con gradualità, puntando sull’atmosfera e sulla tensione psicologica.
Anche il worldbuilding mi ha riportato alla mente la trilogia Grisha: Arche come regni, poteri specifici per ogni famiglia, giochi politici e corti insidiose. Ma se il GrishaVerse si affida a conflitti esterni e scenari militari, L’Attraversaspecchi è più intimo, quasi claustrofobico: ci si muove in un mondo fragile e ingannevole, come porcellana incrinata.
Infine, l’idea di una protagonista giovane ma dotata di un’abilità unica mi ha fatto pensare a La bussola d’oro. Ofelia, come Lyra, è sottovalutata dagli adulti, ma ogni sua scelta ha un peso.
Un mondo diviso e sospeso
In un universo fratturato in ventuno Arche — tante quante sono le “isole” che orbitano attorno a ciò che resta della Terra — vive Ofelia, una ragazza timida, solitaria e impacciata, curatrice in un museo sull’Arca di Anima. È dotata di due doni: leggere la memoria degli oggetti e attraversare gli specchi. La sua vita tranquilla viene interrotta quando le Decane la promettono in sposa a Thorn, un ragazzo freddo e schivo, appartenente alla potente famiglia dei Draghi dell’Arca del Polo.
“Avevo predetto che non avreste superato l’inverno e mi avete smentito. Mi giudicate inadatto a offrirvi un giorno una vita decente. Permettete che anch’io superi le mie prove.”
Costretta a lasciare la sua casa, Ofelia si ritrova a Città-cielo, il cuore fluttuante del Polo: una corte tanto affascinante quanto letale, dove clan rivali convivono in un equilibrio instabile sotto lo sguardo di Faruk, lo spirito di famiglia immortale, comune antenato di tutti. Un luogo dove nulla è come sembra, e ogni parola può essere un’arma.
Protagonisti YA e dinamiche familiari
Non sono solo le Arche e i poteri a rendere distinti i protagonisti: Ofelia è sì goffa — come da tradizione — ma anche caparbia e dotata di un dono raro. Thorn, invece, è distante e impenetrabile, ma sorprendentemente leale.
Ammetto di sentirmi ormai un po’ fuori target per apprezzare del tutto personaggi così giovani e impacciati. In questo primo libro, Ofelia è spesso spaesata, il suo ruolo marginale finché il matrimonio non sarà compiuto. Ma, come ogni eroina YA che si rispetti, è animata da una forte curiosità, e questo basta per guidarci nella scoperta del nuovo mondo attraverso i suoi occhi.
“Gli scrupoli erano importanti, anche più importanti delle sue mani. Finché avesse avuto scrupoli, e avesse agito d'accordo con la propria coscienza, finché fosse stata capace di guardarsi allo specchio ogni mattina, Ofelia non sarebbe appartenuta ad altri che a se stessa.”
Thorn, invece, non si presenta bene in questo primo volume: ruvido, taciturno, spesso assente. Ma confido che nei prossimi capitoli si apra un po’ di più, lasciandoci intravedere ciò che lo anima davvero.
Tra Umbridge e ambasciatori
Tra i personaggi secondari, me ne sono rimasti impressi due:
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Berenilde, la zia di Thorn, che mi ha ricordato Umbridge per quel modo mellifluo e subdolo di colpire Ofelia sotto l’apparenza della cortesia.
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Archibald, l’ambasciatore: eccentrico, sfuggente, ambiguo. Un personaggio che sembra giocare solo per sé stesso, quindi difficile da prevedere e impossibile da ignorare.
Un’atmosfera che avvolge
Il mondo creato da Christelle Dabos è originale, dettagliato e pieno di idee insolite. La trama avanza lentamente, ma si prende il tempo giusto per mostrarci il Polo, la corte e i suoi meccanismi. Le rivelazioni arrivano nei momenti giusti, e ogni tanto un colpo di scena scuote il lettore proprio quando stava per rilassarsi troppo.
Anche io, come Ofelia, avrei probabilmente starnutito e tossito in un ambiente tanto ostile e gelido — e dormire in una stanza umida nei panni della “Mime” non dev’essere stato facile.
Dabos dimostra grande padronanza della struttura narrativa: dissemina indizi, costruisce tensione e prepara il terreno per sviluppi futuri. Ho la sensazione che molti dei semi piantati qui germoglieranno nei prossimi volumi.
In conclusione
Consigliato a chi ama i fantasy lenti ma ricchi di atmosfera, con corti infide, poteri misteriosi e un senso costante di pericolo in agguato. Se amate la scoperta graduale, i misteri da svelare e le protagoniste fuori dagli schemi, Fidanzati dell’inverno potrebbe sorprendervi.
Fatemi sapere se l'avete letto, da quanto tempo e se davvero devo fermarmi al terzo volume… oppure se invece anche voi avete amato il quarto!
Io vi auguro buone letture,
I.
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