Giorgio Bassani – Gli occhiali d’oro
Feltrinelli, 1958
📖 96 pagine | 🎧 Audiolibro: 3h 18min (letto da Lorenzo Pieri)
⭐️ 4/5
✍️ Giorgio Bassani (1916–2000) è stato uno scrittore, poeta e intellettuale italiano, noto per aver raccontato con finezza e sobrietà la condizione ebraica in Italia durante il fascismo. La sua opera più celebre è Il giardino dei Finzi-Contini, ma Gli occhiali d’oro ne condivide lo sguardo lucido e partecipe sulle ferite della Storia.
Un libro breve, ben scritto, che si legge con facilità. Lo stile è quello tipico di Bassani: misurato, elegante, capace di restituire con precisione l’atmosfera della Ferrara borghese durante il fascismo.
Siamo nella seconda metà degli anni '30, quando cominciano a manifestarsi apertamente le conseguenze delle politiche razziali e del crescente conformismo sociale. Il protagonista e narratore, uno studente di Fadigati, è ebreo e vive direttamente questa progressiva esclusione.
La tragedia incombe, ma non è al centro: Bassani, ebreo di famiglia, non insiste tanto sulla persecuzione razziale in sé quanto sul clima sociale, sul modo in cui la città reagisce — o meglio, non reagisce — all’emarginazione. È come se volesse raccontare non l’orrore dei campi, che Levi ci ha già spiegato in modo definitivo, ma tutto ciò che ha reso possibile quell’orrore: il silenzio, l’indifferenza, la progressiva esclusione.
Viene descritta una Ferrara bene, un microcosmo in cui la discriminazione si manifesta in modo sottile ma costante, con sguardi, silenzi, pettegolezzi, esclusioni. Sul conto del professore si vocifera sia omosessuale, comportamento condannato dalla società dell'epoca.
Il dottor Fadigati, per ottenere una cattedra, viaggia in treno da Ferrara a Bologna ed è qui che conosce il gruppo di studenti tra cui il narratore e il suo amico Deliliers. Il dottore e Deliliers, un giovane opportunista e sfrontato conosciuto in treno, trascorrono insieme le vacanze a Riccione. Una storia destinata a provocare danni.
La storia del dottor Fadigati, colpito da un altro tipo di emarginazione — non razziale ma sociale, legata alla sua omosessualità — si intreccia a quella del giovane narratore, anch’egli progressivamente isolato in quanto ebreo. Entrambi vengono emarginati da una società sempre più chiusa e conformista, sebbene per motivi diversi. Questa vicinanza di destino li avvicina, li rende simili agli occhi del lettore, e fa emergere una riflessione condivisa sull’identità, sulla vergogna, sulla possibilità — o meno — di accettarsi per ciò che si è. Come dice una delle frasi più forti del libro:
"Forse bisognerebbe essere così, sapere accettare la propria natura. Ma d’altra parte come si fa? È possibile pagare un prezzo simile? Nell’uomo c’è molto della bestia, eppure può, l’uomo, arrendersi? Ammettere di essere una bestia, e soltanto una bestia?"
Un romanzo intenso e sottile, che parla più per atmosfera che per eventi. E anche questo ha il suo valore.
📚 Il tema dell'emarginazione e l'esclusione sociale, la Ferrara bene in periodo fascista, potrebbe richiamare alla memoria un altro grande capolavoro di Bassani: Il giardino dei Finzi-Contini.
Entrambi i romanzi raccontano la solitudine e l’emarginazione durante il fascismo, ma con sfumature diverse: Gli occhiali d’oro attraverso l’omosessualità di Fadigati, Il giardino dei Finzi-Contini attraverso l’isolamento della famiglia ebrea e la ricerca di un eden protetto, un rifugio — il giardino — contro l’ostilità del mondo esterno. In comune c’è lo sguardo disilluso di chi osserva il progressivo deteriorarsi del tessuto sociale e morale, e la Ferrara borghese come teatro di una lenta, silenziosa catastrofe.
Ma se Gli occhiali d’oro è più essenziale, trattenuto, quasi asettico nel mostrare la crudeltà della società, Il giardino dei Finzi-Contini affonda di più nella memoria, nel rimpianto, in un’atmosfera sospesa e malinconica. Due modi diversi di raccontare lo stesso dolore: quello di chi si scopre straniero a casa propria.
Avete letto Gli occhiali d'oro? Anche voi vi siete commossi per la storia del cane?
Buona lettura,
I.
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