Quando si parla del doppio ci si immerge nella più profonda foresta umana. "Siamo tutti peccatori", recita la Bibbia, il male e la colpa albergano in noi. Non ne andiamo certo fieri, ed è per questo che l'uomo ha sempre tentato di scrutare l'abisso e cercare di capirlo e descriverlo. L'arte e la filosofia ci vengono in soccorso. Il lato oscuro dell'essere umano incute timore ma, al contempo, affascina.
Si manifesta con l'idea di un altro sé, che può rappresentare tanto un alter ego quanto un avversario. Questo tema, ricco di ambiguità, è strettamente legato alla questione dell'identità, alla dicotomia tra bene e male, e alla lotta interna che caratterizza ogni individuo.
Il doppio compare in varie forme sin dall'antichità: basti pensare alla mitologia greca con i gemelli divini come Castore e Polluce, agli specchi e alle ombre che rievocano la parte nascosta o proibita dell'essere umano. In filosofia, il tema viene esplorato già dai tempi di Platone, il quale teorizza l'esistenza di una dualità tra il mondo delle idee e il mondo sensibile, concetto ripreso più tardi in epoca romantica come rappresentazione della divisione interna dell'individuo.
In letteratura, il tema del doppio ha trovato un terreno fertile nel Romanticismo, un'epoca in cui l'interesse per l'inconscio e il lato oscuro dell'uomo cresce esponenzialmente. Autori come E.T.A. Hoffmann e Mary Shelley esplorano il confine tra scienza, magia e psiche, creando personaggi divisi tra desiderio e realtà. Questo tema si sviluppa poi nel gotico e nel fantastico ottocentesco, diventando il centro di opere iconiche come Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson, dove il dualismo morale si fa fisico e tangibile.
Una delle caratteristiche fondamentali del doppio è la sua capacità di riflettere la parte nascosta o inaccettabile dell'essere umano. Il doppio diventa il simbolo della parte proibita, quella che il protagonista cerca di sopprimere ma che inevitabilmente emerge, spesso con conseguenze tragiche. Esso incarna il conflitto tra il sé pubblico e il sé privato, e l'incapacità di conciliare questi due aspetti porta a situazioni di dissociazione, follia, o autodistruzione.
Non solo nelle storie di fantasia, il doppio si insinua anche nella realtà psicologica e sociale. Sigmund Freud descrive il "perturbante" (in tedesco das Unheimliche), un senso di inquietudine che nasce quando qualcosa di familiare viene improvvisamente reso strano, e uno dei più potenti esempi di questa esperienza è proprio il doppio. La consapevolezza di avere dentro di sé un'altra parte, non controllabile, mette in crisi la percezione dell'identità e del libero arbitrio.
Nel Novecento, il doppio assume nuove forme, più psicologiche e metafisiche. Kafka, Borges, e Dostoevskij utilizzano il doppio per esplorare questioni esistenziali e filosofiche: la solitudine, l'alienazione, e il senso di essere intrappolati in una realtà che sfugge alla comprensione. Il sosia di Dostoevskij, per esempio, descrive la graduale perdita di identità del protagonista, sopraffatto da un doppio più sicuro e assertivo di lui.
Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde di Robert Louis Stevenson è un classico del genere. Si tratta della storia del dottor Jeckyll, uomo amabile e rispettato e di uno strano individuo, che non si sa cosa abbia a che fare con lui, che compie efferati delitti. Quello che più colpisce in questo libro è la trasformazione fisica che il Male affiornado compie che impedisce agli altri di riconoscere il dottore. L'uomo, ci dice Stevenson, non ha una sola natura, ma due. In ognuno di noi convivono sia il bene che il male e non è possibile, secondo l'autore, reprimere i nostri istinti mostrando una facciata di bontà e una vita perfetta. Questo valeva per la società vittoriana ma anche quella attuale. Era una brava persona perché "salutava sempre" evidentemente non basta per giudicare qualcuno.
Fight club di Chuck Palahniuk ci pone la questione dell'alienazione sociale e dell'identità maschile in una società consumistica e sterile. Il protagonista, un anonimo impiegato che soffre di insonnia cronica e una vita vuota, trova un senso di realizzazione e ribellione attraverso Tyler Durden, una figura carismatica che incarna tutto ciò che egli non riesce a essere: forte, senza regole, e disposto a sfidare il sistema. La creazione del Fight Club rappresenta una forma di liberazione estrema, in cui gli uomini possono sfuggire alla loro insoddisfazione e riappropriarsi della propria esistenza attraverso la violenza e il dolore. Ma, come in molte storie sul doppio, ciò che comincia come un percorso di auto-scoperta si trasforma in una discesa nel caos. Tyler Durden è il doppio oscuro del protagonista, il suo alter ego ribelle e distruttivo, che finisce per prendere il controllo della sua vita. La dualità tra il protagonista e Tyler esplora la fragilità dell'identità, e la loro relazione simboleggia la lotta interna tra conformità e anarchia, tra repressione e liberazione. Alla fine, il protagonista si rende conto che non può più separarsi da Tyler, perché lui stesso ha creato questa parte distruttiva di sé.
Come in Jekyll e Hyde, anche qui c'è una riflessione sulla natura umana: il tentativo di sfuggire alle convenzioni e alle regole sociali può portare a una crisi esistenziale in cui diventa difficile distinguere il bene dal male, la realtà dalla follia.
In Uno, nessuno e centomila, Pirandello spinge il concetto del doppio ancora oltre, affrontando il tema della frammentazione dell'identità. Non c'è un singolo doppio, ma infinite versioni di noi stessi, tante quante sono le persone che incontriamo. Vitangelo Moscarda, il protagonista, scopre che l'immagine che ha di sé non coincide con quella che gli altri vedono. Questa realizzazione lo conduce a una crisi esistenziale e, infine, alla follia, quando si rende conto che non esiste un vero "sé" stabile e definitivo. Pirandello ci mostra così l'illusorietà dell'io, un'identità mutevole e sfuggente, costruita dalle percezioni esterne e dalle maschere che siamo costretti a indossare. La follia, in questo contesto, diventa quasi una liberazione: la consapevolezza che la vita è un gioco di ruoli in cui la "verità" è solo un'illusione.
Così ci inganniamo tutti, ci crediamo una sola persona per ciascuno; e non è vero: siamo tanti quanti ci vedono gli altri.
In William Wilson, Edgar Allan Poe esplora il tema del doppio attraverso una narrazione inquietante e psicologica. Il secondo "William Wilson" non è solo un rivale, ma una personificazione della coscienza stessa del protagonista, che lo segue e lo contrasta in ogni passo. Questo doppio non si limita a competere, ma cerca di guidare il protagonista verso un comportamento morale, ostacolandone gli impulsi egoistici e distruttivi. Col passare del tempo, il protagonista diventa ossessionato dalla presenza del suo doppio, vedendolo come una minaccia insopportabile. La tensione culmina in un drammatico scontro in cui il protagonista uccide il suo alter ego, solo per scoprire che, in realtà, ha distrutto se stesso. Poe, con questo racconto, sottolinea l'idea che il nostro doppio non è solo un rivale esterno, ma parte integrante di noi, una manifestazione dei nostri conflitti interiori e del nostro senso morale. Il finale suggerisce che non si può sfuggire alla propria coscienza senza soffrirne le conseguenze devastanti.
Ne Il ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde utilizza il tema del doppio per indagare la relazione tra aspetto esteriore e interiorità. Il dipinto, che si fa carico del degrado morale e fisico di Dorian, diventa un simbolo tangibile del suo lato oscuro, della corruzione che il protagonista cerca di nascondere dietro una maschera di perfezione. Il ritratto si trasforma nel suo alter ego, riflettendo la vera natura dell'anima di Dorian, mentre lui continua a vivere una vita apparentemente immacolata e priva di conseguenze. L'opera mette in luce la paura della decadenza fisica e la tentazione di sfuggire al naturale ciclo della vita, esplorando anche il narcisismo e l'edonismo sfrenato. Dorian Gray, sedotto dall'idea di poter vivere senza le limitazioni del tempo, si abbandona a una vita di piaceri e immoralità, pensando di essere immune alle conseguenze. Ma la sua ossessione per l'eterna giovinezza si rivela una trappola, e Wilde ci mostra come il tentativo di sfuggire alla realtà dell'esistenza umana porti inevitabilmente alla distruzione. Il ritratto che invecchia e si deforma rappresenta il peso delle azioni di Dorian e alla fine, quando decide di distruggerlo, decreta anche la propria fine, dimostrando che non si può evitare il tempo o la propria natura senza pagarne il prezzo.
L'unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi.
Ne La Metamorfosi di Franz Kafka, l'alienazione non è solo fisica, ma anche psicologica e sociale. La trasformazione di Gregor Samsa in un gigantesco insetto è la manifestazione esteriore di un disagio più profondo: Gregor, già alienato dal suo lavoro e dalla sua famiglia, diventa letteralmente un essere ripugnante agli occhi di coloro che lo circondano. Questa mutazione rappresenta l'incapacità dell'individuo di adattarsi alle aspettative e alle pressioni della società, così come il crescente senso di isolamento e di perdita di umanità. Il tema della disumanizzazione è centrale: Gregor, prima della metamorfosi, è già ridotto a una sorta di macchina da lavoro, un ingranaggio sacrificabile nel sistema. Dopo la trasformazione, la sua utilità svanisce e viene emarginato dalla sua stessa famiglia, che lo vede come un peso. Kafka esplora così il senso di inutilità e abbandono che spesso accompagna la vita moderna, dove il valore di un individuo sembra essere legato solo alla sua produttività. La metafora della metamorfosi riflette il conflitto tra l'essere e l'apparire, il senso di inadeguatezza e l'inevitabile distacco che può nascere tra chi siamo veramente e il ruolo che la società ci impone.
Il fascino del doppio risiede nella sua ambiguità: esso può rappresentare il nostro peggior nemico o l'unica possibilità di riscatto. In un certo senso, il doppio è lo specchio che ci costringe a guardare ciò che vorremmo ignorare di noi stessi, ricordandoci che nessuno è veramente un unico sé, ma una pluralità di desideri, paure, e contraddizioni.
Ci sono ancora tantissime letture da fare sul tema, certamente ne parleremo ancora. Fatemi sapere se avete altri titoli da consigliarmi e cosa ne pensate di questi.
Alla prossima,
I.
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