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Le Assaggiatrici

Le Assaggiatrici
Rosella Postorino
Feltrinelli
2018
285 pagine
Romanzo storico/rosa
3,5/5

Vincitore Premio Campiello 2018




Rosa Sauer è una donna originaria di Berlino che si trasferisce in Polonia dai suoceri in seguito ai bombardamenti avvenuti nel 1943. 
Un giorno, però, arrivano le SS a comunicarle che da quel momento avrebbe lavorato per Hitler. 
Lavoro che consisteva nel mangiare dei cibi che sarebbero stati poi serviti al führer. Lei e le altre ragazze divennero così le assaggiatrici di Hitler. 
Dopo ogni pasto, carico di ansia e paura, sotto lo sguardo delle SS, dovevano attendere per circa un'ora il verificarsi di eventuali sintomi di avvelenamento. 

Il romanzo è suddiviso in tre parti. 
La lettura della prima parte, introduttiva, non l'ho trovata così lenta come molti, in varie recensioni, l'hanno descritta. La Postorino è riuscita a coinvolgermi fin da subito. Ho trattenuto il fiato ad ogni loro boccone, ad ogni parvenza di malore o di altri episodi spiacevoli che accadono. 
L'approccio iniziale con le altre assaggiatrici non è stato dei migliori: sono gelose, diffidenti ma pian piano, condividendo lo stesso ambiente e confidandosi i loro drammi personali, stringeranno amicizia. 
Le mie preferite sono state, ovviamente Elfriede e Leni, le stesse a cui la stessa Rosa si legherà di più. 

Nella seconda parte arriva un nuovo personaggio che sconvolgerà tutti gli equilibri. Da questo momento in poi si susseguono tutta una serie di eventi che, forse per questo, fanno percepire al lettore la prima parte come molto lenta. 
Non sto qui a spoilerarvi tutto ma resterete certamente incollati alle pagine. 

La terza parte è quella che mi è piaciuta meno e che ha fatto perdere parecchi punti al romanzo. C'è un enorme salto temporale non ben segnalato, in cui la protagonista è già anziana e fa un po' i conti col suo passato. 
Il romanzo non era semplice da chiudere, mi rendo conto, ma avrei fatto volentieri a meno di tutta questa parte. Nonostante sia coerente con la storia, non ha soddisfatto i miei gusti. 


C'è una passaggio che mi ha colpita più di tutte: 
Sollevare il braccio per il saluto nazista non era una questione trascurabile. Di certo l'Obersturmführer Ziegler aveva partecipato a molte conferenze in cui glielo avevano spiegato: affinché il braccio si alzi in modo netto e incontrovertibile, è necessario contrarre ogni muscolo del corpo, glutei stretti pancia in dentro, sterno in fuori, gambe congiunte, ginocchia tese e diaframma gonfio, per poter espirare Heil Hitler! Ogni fibra, tendine, nervo devono assolvere al solenne compito di allungare il braccio.
Non so perché, forse le "molte conferenze" o tutto l'impegno e la convinzione che ci mettevano per fare questo particolare saluto.

Questo romanzo si ispira alla vita di Margot Woelk che lavorava realmente nella Tana del Lupo con altre quattordici ragazze per due anni e mezzo. 
Quando i russi stavano per arrivare, un ufficiale tedesco la fece scappare su un treno per Berlino e le salvò la vita perché le altre quattordici vennero uccise. 

 Consiglio questo libro al lettore che ha voglia di un romanzo scorrevole ma non banale mentre lo sconsiglierei agli appassionati di romanzi storici perché da questo punto di vista è un po' carente sebbene siano presenti alcuni fatti realmente accaduti. 
Ho subito paragonato Le Assaggiatrici a Suite francese di Irene Nemirovsky perché alcune dinamiche sono molto simili. 
La vita in campagna con la suocera (suoceri), il marito al fronte (anche se schieramenti diversi), la storia impossibile con un tedesco. 
Ovviamente ci sono delle differenze, una di queste e che proprio i suoceri di Rosa li ho trovati adorabili mentre quella di Lucille... 




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