José Saramago – Cecità
Premio Nobel per la Letteratura 1998Traduzione di Rita Desti
276 pagine – Feltrinelli
Nel mezzo di una coda al semaforo, un uomo diventa improvvisamente cieco: non vede nero, ma un bianco abbagliante. È la prima vittima di una cecità che si rivela contagiosa e che, nel giro di poco tempo, porta un gruppo di persone a essere rinchiuso in quarantena in un vecchio manicomio, lasciato all’autogestione e isolato dal resto del Paese. Tra loro ci sono un oculista e sua moglie: lei è l’unica a continuare a vedere, ma finge la cecità per poter restare accanto al marito.
Quando il manicomio si popola sempre di più, iniziano le prepotenze, il degrado e la violenza: la fame diventa strumento di ricatto e potere, un chiaro riferimento alle dinamiche dei Paesi occidentali e alle disuguaglianze sociali.
Fuori, intanto, tutti sono diventati ciechi. Dopo un incendio, i protagonisti riescono a uscire dalla struttura e si trovano davanti a un mondo in cui non esistono più gerarchie né servizi, dove la civiltà sembra essersi dissolta. Saramago sembra concordare con Hobbes: senza leggi e senza Stato vince la legge del più forte. L’uomo, sostiene implicitamente l’autore, è capace di crudeltà profonda; la solidarietà esiste, ma rimane fragile e circoscritta a piccoli gruppi, solo in situazioni estreme.
🔍 1. Saramago non voleva scrivere un romanzo distopico
Nonostante Cecità venga spesso interpretato come distopia, Saramago insistette sempre sul fatto che il romanzo non fosse ambientato in un futuro ipotetico. Per lui la storia era assolutamente “realistica”: ciò che racconta poteva accadere domani, perché la cecità è una metafora di qualcosa che già viviamo — la nostra incapacità di vedere l’altro.
L’indifferenza è il tema fondante del romanzo: un’indifferenza che esplode con la diffusione della cecità, ma che era già presente nella società prima ancora della catastrofe.
Come dice uno dei personaggi:
«Eravamo ciechi anche prima, solo che non lo sapevamo».
Saramago indaga così la natura umana nelle sue contraddizioni: gli esseri umani sanno essere solidali e compassionevoli, ma anche disumanizzati e violenti. La cecità diventa una metafora dell’oscurità morale e sociale, dell’incapacità di vedere davvero l’altro.
Il ruolo salvifico delle donne è centrale: la vera solidarietà del romanzo nasce fra loro, dopo il trauma collettivo dello stupro perpetrato dai ciechi malvagi. Creano un “noi” nuovo, una comunità fragile ma resistente, che trova nella moglie del medico il proprio fulcro. È il personaggio più luminoso del libro, ma non è privo di ombre: anche lei compie gesti estremi per proteggere il gruppo, sottolineando come la sopravvivenza possa richiedere compromessi morali dolorosi.
✍️ 2. Cecità è nato da una domanda improvvisa
Saramago raccontò che l’idea nacque durante una passeggiata a Lisbona: si fermò a un semaforo e si chiese: “E se diventassi cieco, proprio adesso?”. Non pensò al nero, ma a un bianco totale, come un foglio accecante. Da lì, l’intuizione della “cecità bianca”, diversa da ogni altra rappresentazione letteraria precedente.
Lo stile di Saramago è inconfondibile: i personaggi non hanno nomi propri, ma vengono identificati da descrizioni impersonali (“la ragazza dagli occhiali scuri”, “il vecchio dalla benda”, “il ragazzino strabico”). I dialoghi scorrono senza virgolette né due punti, con le battute separate solo da virgole e da una maiuscola.
In questo senso, l’audiolibro risulta particolarmente utile: le voci degli attori forniscono un ritmo naturale, rendendo più intuitiva la punteggiatura “nascosta” del testo.
Una citazione tra le più significative del romanzo riassume bene la filosofia di Saramago:
«Per fortuna, come la storia umana ha dimostrato, non di rado da una cosa negativa ne deriva una positiva; si parla un po’ meno delle cose negative derivanti da quelle positive… così vanno le contraddizioni del nostro mondo, alcune meritano più considerazione di altre.»
Dal libro è stato tratto un film, Blindness — Cecità nella versione italiana — uscito nel 2008 per la regia di Fernando Meirelles, con Julianne Moore, Mark Ruffalo e Gael García Bernal.
🎥 3. Saramago inizialmente rifiutò l’adattamento cinematografico
Prima dell’uscita del film Blindness (2008), Saramago disse più volte: “È impossibile farne un film, il libro non si vede”. Cambiò idea solo quando conobbe Fernando Meirelles (regista di City of God), che gli mostrò una sceneggiatura rispettosa del romanzo. Alla fine Saramago approvò il film, pur sapendo che la potenza metaforica della cecità fosse quasi impossibile da tradurre sullo schermo.
Hai letto Cecità? Fammi sapere se hai visto anche il film e se vale la pena recuperarlo.
Sempre e per sempre buone letture,
I.

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