Oriana Fallaci
«Non mi sono battuto per questa democrazia qui, così priva di contenuto e di forza.»
Così parlava Sandro Pertini a Oriana Fallaci nel 1973, e le sue parole colpiscono ancora oggi per lucidità, amarezza, e passione civile. È stato il personaggio che più mi ha toccata, per il tono diretto, per la sua visione della cultura come coscienza e responsabilità, per la capacità di parlare al popolo e alla gioventù senza retorica.
L’intervista integrale è un crescendo emotivo: una voce che non si dimentica. È un dialogo sulla libertà, la dignità e l’Italia tra due persone intelligenti e schiette.
Avevo comprato questo libro quasi per caso, tra i reminders di Amazon, quando i libri costavano ancora veramente poco.
Non sono mai stata una fan di Oriana Fallaci: le sue posizioni politiche, soprattutto nella fase finale della sua carriera, sono molto distanti dalle mie. Ma, mi interessava leggere questa raccolta di interviste come documento storico, come uno sguardo unico e diretto su alcune delle figure più influenti della seconda metà del Novecento.
Le interviste raccolte coprono un arco di tempo che va dagli anni Sessanta agli anni Ottanta e includono nomi di assoluto rilievo: da Robert Kennedy al Dalai Lama, da Ariel Sharon a Enrico Berlinguer, da Deng Xiao-ping a Lech Wałęsa.
Il libro è diviso in due parti, che segnano anche un’evoluzione nello stile e nel tono.
Nella prima, Intervista con il potere, che raccoglie le interviste dagli anni Sessanta ai primi Settanta, lo stile è più narrativo, ricco di dettagli ambientali, quasi romanzesco. La Fallaci osserva, racconta, si inserisce nel contesto.
Nella seconda, Interviste, che copre gli anni dal 1979 al 1982, il tono si fa più asciutto, spesso più polemico, con una presenza dell’autrice ancora più marcata e giudicante. Le interviste diventano veri e propri scontri ideologici.
Fallaci non si limita mai a porre domande: entra nella scena, osserva, annota, si confronta, spesso si scontra. Le sue interviste sono battaglie dialettiche più che dialoghi. A volte è scomoda, talvolta provocatoria, sempre lucida.
Il suo stile è inconfondibile: personale, diretto, carico di tensione. Descrive lo sguardo dell'intervistato, l’ambiente in cui si trovano, persino i silenzi. È difficile restare indifferenti davanti alla forza del suo approccio.
Capisco e condivido le critiche che le sono state mosse nel tempo: quella Fallaci spinosa con i politici di sinistra e più accomodante con quelli di destra — basti pensare alla non-intervista con Robert Kennedy, dove vediamo una Oriana accomodante, affascinata dal personaggio; questa intervista resta tra le pagine più deboli e “filtrate” del libro. Tuttavia, si può anche decidere di sorvolare, probabilmente non aveva niente da eccepire sul buon Kennedy e dunque consideriamo il valore documentale dell’opera nel suo complesso.
Accanto alle domande e alle risposte, ciò che colpisce sono gli inserti più riflessivi e personali, quasi letterari. Nel prologo viene raccontato quale fosse la situazione personale di Fallaci, il libro sull'ex compagno e la malattia, infine la morte della madre che tocca una corda intima ma universale:
"La morte della madre non è paragonabile alla morte dell’uomo che amavi: è l’anticipo della tua morte. [...] Nell’attimo in cui muore, muore fisicamente una parte di te o il principio di te."
L’idea di raccogliere queste interviste nacque quasi per caso, da una riflessione spontanea sul potere e su ciò che fa alle persone. Fallaci si accorge che qualcosa cambia — si deforma — in chiunque vi acceda, a qualsiasi livello, in ogni contesto. Il potere logora, trasforma, talvolta distrugge. Non fa distinzioni tra rivoluzionari e presidenti, tra monarchi e capi di partito. E da questa intuizione prende forma la domanda che attraversa tutto il libro: cosa resta dell’uomo (o della donna) dietro la maschera del potere?
Nella prima parte, Oriana Fallaci ncontra Ruhollah Khomeini, ex Guida Suprema dell'Iran, intervistato a Qom nel settembre 1979, e poi pubblicata sul Corriere della Sera il 26 settembre. Scrive:
Tuttavia esiste qualcosa che è ancor più ridicolo di un dittatore che bercia. E questo qualcosa è la forza dell'imbecillità, cioè delle norme cretine, dei regolamenti insensati, dei precetti assurdi su cui il potere si regge meglio che con le armi. È il rigore umoristico col quale i servi del potere applicano le norme cretine, i regolamenti insensati, i precetti assurdi causando situazioni a tal punto grottesche per ci le subisce da fargli rimpiangere il plotone di esecuzione.
Si tratta di un capitolo di forte impatto, una donna occidentale, indipendente, schietta che ha a che fare col mondo musulmano dominato completamente dagli uomini, con le loro imposizioni e credo. Ho più volte trattenuto il fiato perché Fallaci si spinge veramente al limite. Unica nota divertente: il matrimonio con il traduttore Salami.
In seguito incontra anche Muʿammar Gheddafi, intervistato a Tripoli nel novembre 1979Se l'irrazionalità e la violenza e l'inganno non costituissero i principali ingredienti del gran minestrone che chiamiamo Storia, se non sapessimo che i pazzi e i bruti e i mascalzoni sono quasi sempre gli artefici del nostro destino, ci sarebbe di che scandalizzarsi a rilevare un'altra bugia della parola rivoluzione: la maggior parte di quelle che vengono contrabbandate come rivoluzioni sono infatti banalissimi colpi di stato, cioè furti di potere commessi da un'esigua banda di ladri in uniforme che si muovon nel buio con la furtività di rapinatori notturni. Peggio: se l'intelligenza e la cultura e il talento non fossero quasi sempre estranei all'esercizio del potere conquistato o rubato, se non sapessimo che a decidere e a comandare sono quasi sempre gli ottusi e gli ignoranti e gli sciocchi, ci sarebbe di che indignarsi a notare che quei ladri in uniforme sono puntualmente avventurieri privi di qualsiasi intelletto o virtù.
Pur mantenendo una certa distanza critica verso di lei, non posso non riconoscere il valore di questo libro come testimonianza unica: ci mostra uomini e donne di potere non nei comunicati ufficiali, ma colti nel mezzo di una conversazione che non possono controllare del tutto.
Un libro da leggere con spirito critico, certo, ma anche con curiosità per un'epoca che ha segnato profondamente il nostro presente. E per interrogarsi, forse, su come (e se) sia cambiato il modo di raccontare il potere oggi.
📋 Appendice: chi ha intervistato Oriana Fallaci?
Per chi fosse curioso di sapere quali figure storiche compaiono nel libro, ecco l’elenco completo dei personaggi intervistati.
Fallaci non si limita mai a riportare le parole pronunciate all’epoca: ogni intervista è accompagnata da un’introduzione o una postilla che inquadra il momento storico, aggiorna il lettore sugli eventi successivi e propone un suo commento personale, spesso volto ad approfondire il lato umano del personaggio più ancora che la posizione politica.
Nguyễn Ngọc Loan – generale sudvietnamita, noto per l’esecuzione a Saigon ripresa in una celebre fotografia.
Ruhollah Khomeini – Guida Suprema dell'Iran, intervistato a Qom nel settembre 1979.
Muʿammar Gheddafi – leader libico, intervistato a Tripoli nel novembre 1979.
Robert Kennedy – senatore statunitense, fratello di John Fitzgerald Kennedy. Intervistato nel 1964.
James Farmer – attivista per i diritti civili negli Stati Uniti, cofondatore del Congress of Racial Equality. Intervistato nel 1967.
Dalai Lama – leader spirituale del Tibet. Intervistato nel 1968.
Rasmea Odeh (alias Rascida Abhedo) – attivista palestinese, condannata per un attentato a Gerusalemme. Intervistata nel 1970.
Faruk El Kaddoumi – cofondatore di Fatah, organizzazione paramilitare palestinese. Intervistato nel 1970.
Sandro Pertini – presidente della Repubblica Italiana. Intervistato nel 1973.
Giovanni Malagodi – esponente del Partito Liberale Italiano, esperto in economia. Intervistato nel 1974.
Ugo La Malfa – fondatore del Partito d’Azione, ministro della Repubblica. Intervistato nel 1974.
Gian Carlo Pajetta – giornalista, partigiano e dirigente del PCI. Intervistato nel 1974.
Enrico Berlinguer – segretario del Partito Comunista Italiano. Intervistato nel 1980.
Deng Xiaoping – leader cinese, promotore delle riforme economiche post-maoiste. Intervistato nel 1980.
Lech Wałęsa – sindacalista polacco, fondatore di Solidarność. Intervistato nel 1981.
Mieczysław Rakowski – politico polacco, figura di spicco del Partito Comunista. Intervistato nel 1982.
Ariel Sharon – generale e politico israeliano. Intervistato nel 1982.
Alcuni colloqui sono appassionanti per ciò che svelano; altri risultano scomodi, brevi, perfino interrotti bruscamente. Ma ognuno è accompagnato da una voce narrante — quella della Fallaci — che non si limita mai a registrare, ma interpreta, giudica, descrive, prende posizione.
È anche per questo che Intervista con il potere può essere letto sia come un libro di storia contemporanea, sia come una raccolta di ritratti umani: discutibili, certo, ma vivi.
Se ti incuriosisce, tra qualche settimana condividerò su Instagram le frasi che mi hanno colpita di più.
A presto!
I.
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