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La signora Dalloway

Virginia Woolf, Mrs Dalloway

Anno di pubblicazione: 1925
Pagine: 177
Editore: Feltrinelli
Valutazione: ★★☆☆☆ (2,5/5)

Letto in formato: Audiolibro su Bookbeat (9h 31 min, letto da Nadia Fusini).

⚠ malattia mentale, suicidio

Mrs Dalloway si svolge durante una singola giornata a Londra, nel giugno del 1923. Clarissa Dalloway, donna dell'alta società, si prepara per una festa che terrà quella sera. Attraverso la tecnica del flusso di coscienza, il romanzo esplora i pensieri, i ricordi e le emozioni dei personaggi, intrecciando il loro presente con riflessioni sul passato.

Fu orribile, gridò, orribile, orribile! Eppure, il sole era caldo. Eppure, le cose si superano. Eppure, la vita aveva un modo di sommare giorno a giorno.

La narrazione segue una complessa rappresentazione del tempo, in cui il rigido scandire delle ore da parte del Big Ben contrasta con il tempo soggettivo e interiore dei personaggi. La struttura è suddivisa in otto sezioni, che offrono prospettive multiple e approfondiscono i legami tematici tra i protagonisti.

Il romanzo affronta temi come l'alienazione e la solitudine nel personaggio di Septimus, un reduce di guerra affetto da disturbi psichiatrici, e Lucrezia, sua moglie socialmente isolata che incarnano la fragilità umana. Il tempo e la memoria, altro tema caro a Virginia Woolf, raccontato attraverso continui flashbacks di Clarissa tra i ricordi di giovinezza e le riflessioni sull'invecchiamento e la morte. E poi c'è il tema dei ruoli di genere e le convenzioni sociali su cui riflette Clarissa attraverso le scelte di vita che ha preso, primo fra tutti il matrimonio con Richard, che rappresenta la stabilità, contrapposto al passionale Peter Walsh e alla ribelle Sally Seton. 
Aveva la bizzarra sensazione di essere invisibile, non vista, non conosciuta; ormai non c’erano più né matrimonio né figli, ma solo questa stupefacente e piuttosto solenne processione insieme a tutti gli altri, su per Bond Street, questo essere la signora Dalloway, neppure più Clarissa, solo la moglie di Richard Dalloway.
Clarissa Dalloway oscilla tra la superficialità della vita mondana e un'intensa introspezione. La sua figura sfida i ruoli femminili tradizionali dell'epoca. Mentre il ruolo tradizionale delle donne dell'epoca era incentrato sulla gestione della casa e delle relazioni familiari, Clarissa coltiva una ricca vita interiore. Attraverso il flusso di coscienza, esplora i suoi desideri, i rimpianti e le sue domande esistenziali, dimostrando una profondità psicologica che contrasta con la superficialità delle convenzioni sociali. Clarissa riflette spesso sulle scelte che ha fatto, in particolare sul matrimonio con Richard Dalloway invece con Peter Walsh. Questo rimuginare sul passato e sui percorsi non presi rivela un'insoddisfazione implicita nei confronti delle aspettative sociali che hanno guidato le sue decisioni.L'amicizia giovanile con Sally Seton, una figura ribelle e anticonformista, rappresenta un momento in cui Clarissa aveva esplorato possibilità di vita alternative. Sally incarna la libertà e la trasgressione, qualità che Clarissa ammirava e che ancora ricorda con intensità. Il bacio tra Clarissa e Sally sfida le norme di genere e sessualità del tempo, indicando una dimensione del suo essere che va oltre le convenzioni. Inoltre, a differenza di molte donne del suo ambiente, che si concentrano sulla perpetuazione dei valori sociali e familiari, Clarissa è ossessionata dal passare del tempo, dall'invecchiamento e dalla morte. Anche se apparentemente organizzare una festa potrebbe sembrare una manifestazione di conformismo sociale, per Clarissa diventa un atto di creazione personale e un tentativo di dare un senso alla vita. La festa diventa un modo per connettere le persone, per celebrare la vita e per affermare la propria individualità, piuttosto che un semplice obbligo mondano. Pur essendo moglie e madre, Clarissa non sembra identificarsi completamente in questi ruoli. Ha un rapporto distante con il marito Richard e con la figlia Elizabeth, che non condivide i suoi interessi. Questa distanza emotiva mette in evidenza il suo rifiuto implicito di essere definita esclusivamente come moglie e madre, ruoli che spesso dominavano la vita delle donne del tempo.

Septimus Warren Smith
è un reduce di guerra, tornato a casa con cicatrici invisibili lasciate dal conflitto. La sua storia si intreccia simbolicamente con quella di Clarissa. Septimus rappresenta una risposta estrema alla pressione e al dolore della vita: la scelta del suicidio come atto di liberazione. La sua incapacità di riconciliarsi con il trauma della guerra e la disumanità del mondo moderno lo porta a vedere la morte come un rifugio. Clarissa, d'altra parte, abbraccia la vita nonostante la consapevolezza della sua fragilità e transitorietà. Tuttavia, è profondamente consapevole della morte e ne è affascinata, come dimostrano le sue riflessioni dopo aver appreso del suicidio di Septimus. In questo modo, il gesto di Septimus amplifica le sue meditazioni sul significato della vita e della morte. Septimus è un personaggio alienato dalla società: un reduce traumatizzato che non riesce a reintegrarsi in un mondo indifferente al suo dolore. È vittima di una società che non comprende o accoglie chi devia dalle norme. Clarissa, pur vivendo in un contesto sociale privilegiato, sperimenta una forma più sottile di alienazione. Si sente frammentata, divisa tra il ruolo di moglie e il desiderio di affermare la propria individualità. La sua partecipazione alla vita mondana è una forma di conformismo, ma anche un modo per trovare senso in un mondo che percepisce vuoto. Woolf utilizza Septimus e Clarissa come due percorsi opposti per esplorare la stessa domanda: come affrontare il peso dell’esistenza? Septimus incarna il rifiuto del mondo, mentre Clarissa, pur condividendo molte delle sue paure e ansie, trova un motivo per andare avanti. Il loro legame simbolico suggerisce che la vita e la morte sono inevitabilmente intrecciate, e che l’esistenza può essere al contempo opprimente e straordinaria.

Richard Dalloway è un uomo pragmatico e riservato, che trova difficile esprimere i propri sentimenti apertamente. Richard abbraccia pienamente i valori e le convenzioni della società inglese dell’epoca. È impegnato nella politica e nella costruzione di una carriera pubblica, incarnando i ruoli tradizionali di marito e cittadino rispettabile. Crede nella stabilità e nel pragmatismo della vita quotidiana.

Sally Seton: Sally rappresenta un'alternativa radicale alla vita convenzionale che Clarissa ha scelto sposando Richard. Durante la loro giovinezza a Bourton, Sally era ribelle, anticonformista e disposta a sfidare le norme sociali dell'epoca. La sua spontaneità e il suo coraggio di essere diversa avevano un fascino irresistibile per Clarissa.
Così in un giorno d'estate le onde si raccolgono, s'impennano e cadono; si raccolgono e cadono; e il mondo intero sembra dire "questo è tutto" sempre più gravemente, finché anche il cuore nel corpo disteso al sole sulla spiaggia dice, Questo è tutto. Più non temere, dice il cuore. Più non temere, dice il cuore, affidando il suo fardello a qualche mare, che sospira per le infinite pene di tutti, e rinnova, ricomincia, raccoglie e lascia cadere.

Woolf originariamente aveva immaginato un finale più drammatico, con il suicidio di Clarissa. Tuttavia, optò per una conclusione più ambivalente, che celebra la vita pur sottolineandone l’effimerità.


La morte era un tentativo di comunicare; le persone sentivano l’impossibilità di raggiungere il centro che, misticamente, le sfuggiva; la vicinanza si allontanava; l’estasi svaniva, si era soli. C’era un abbraccio nella morte.

Nonostante le difficoltà che ho riscontrato nel connettermi emotivamente al romanzo nel suo complesso, ho molto apprezzato il personaggio di Septimus, che ritengo uno degli elementi più potenti dell’opera. La sua rappresentazione è un toccante ritratto di una mente spezzata dalla guerra, un tema che Woolf esplora con grande sensibilità e profondità. Mi sarebbe piaciuto che il suo personaggio fosse sviluppato maggiormente, magari includendo più dettagli sulla sua esperienza al fronte e sul disagio che ha vissuto al ritorno.

Oggi sappiamo che Septimus soffriva di stress post-traumatico, una condizione che all’epoca era praticamente sconosciuta. Questo aspetto aggiunge un ulteriore livello di tragedia alla sua storia: i medici che ha incontrato non sono riusciti né a comprendere il suo dolore né ad aiutare sua moglie, Lucrezia, a sostenerlo. Questa mancanza di comprensione medica e sociale amplifica il senso di isolamento e impotenza che permea la sua vita, rendendolo un simbolo delle cicatrici invisibili lasciate dal conflitto.

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