La tregua
Primo
Levi
1963
Einaudi
editore
225
pagine
Autobiografia,
Memorie
vincitore
Premio Campiello 1963
12,00€
4/5
Primo Levi racconta del viaggio,
lungo mesi (gennaio 1945 – 19 ottobre 1945), a partire dalla
liberazione dal campo di Auschwitz fino al ritorno in patria a
Torino.
Le
conseguenze della prigionia e del lavoro forzato, l’annullamento
della persona, avevano portato a uno smarrimento iniziale di fronte
alla ritrovata libertà:
Per tutto il giorno avevamo avuto troppo da fare per aver tempo di commentare l’avvenimento, che pure sentivamo segnare il punto cruciale nella nostra intera esistenza; e forse, inconsciamente, l’avevamo cercato, il da fare, proprio allo scopo di non aver tempo, perché di fronte alla libertà ci sentivamo smarriti, svuotati, atrofizzati, disadatti alla nostra parte.
Ma il viaggio era appena cominciato
perché, diversamente da come si potrebbe immaginare o sperare, i
prigionieri non furono velocemente fatti salire su un aereo in prima
classe e portati a casa servendo loro cibo caldo e abiti puliti.
Era avvenuto qualcosa che solo pochissimi savi tra noi avevano previsto. La libertà, l’improbabile, impossibile libertà, così lontana da Auschwitz che solo nei sogni osavamo sperarlo, era giunta: ma non ci aveva portati alla Terra Promessa. Era intorno a noi, ma sotto forma di una spietata pianura deserta. Ci aspettavano altre prove, altre fatiche, altre fami, altri geli, altre paure.
Forse potrebbe sembrare un libro
meno d’impatto rispetto a Se questo è un uomo, invece è
altrettanto necessario: racconta, infatti, un pezzo di Storia che si
conosce un po’ meno e che pochi hanno raccontato.
Un
lungo viaggio che comprende il Campo Grande in Russia, Katowice
(Polonia), Ucraina, Bielorussia, Romania, Ungheria, Austria, Torino.
Ogni
paese porta i segni della recente guerra.
Ovviamente non mancano le persone con le quali Primo Levi entra in contatto, italiani e stranieri che analizza, descrive e ricorda. Persone che hanno affrontato la situazione in modi diversi: chi organizzando baratti più o meno equi con la gente del posto, faticando per farsi capire, chi si inventa un posto di comando, chi si prende cura degli ammalati, chi amministra il campo, chi organizza un teatro e chi stanco di tutta quella miseria, del viaggio, del freddo e della povertà molla tutto e se ne va.
Alla prossima,Accendemmo fuochi nel bosco, e nessuno dormì: passammo il resto della notte cantando e ballando, raccontandoci a vicenda le avventure passate e ricordando i compagni perduti: poiché non è dato all’uomo di godere gioie incontaminate.
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